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Le Chiese: Un immenso patrimonio
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Carbognano, tra tutti i piccolissimi paesi della tuscia spicca certamente per la peculiarità di possedere un numero tanto elevato di chiese, gran parte delle quali perfettamente conservate e tutt’ora adibite al culto. Esse sono state edificate nel corso dei secoli, partendo dal VI fino al XVIII; oggi oltre a testimoniare la costante fede nel corso dei tempi del popolo carbognanese, rappresentano un grande patrimonio artistico-culturale da difendere e salvaguardare.
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La Chiesa di San Pietro Apostolo, di recente ristrutturazione, fu progettata nel 1779 dall’architetto Venanzio Rubini da Roma. La prima pietra venne posata in occasione della festa di San Pietro nel 1780, così come testimoniato da un cubo di marmo presente nella prima cappella sul lato destro della chiesa. Al Rubini, successe nel 1782 Giuseppe Soli, maestro di architettura presso l’Università di Modena e nel 1791 allo stesso si avvicendò l’architetto Giuseppe Angela Santini. Nel luogo dove oggi si trova la chiesa sorgevano allora cinque case, una cantina ed una stalla, così come testimonia un antico documento, fu l’allora parroco Don Giannoni, che acquistò il terreno con i relativi fabbricati per 1055 scudi e 52 baiocchi grazie alla mediazione del principe Don Giulio Cesare Colonna Barberini. I lavori di costruzione della chiesa subirono una interruzione proprio quando i muri della erano arrivati fino all’imposta della navata di mezzo e della tribuna, per poi riprendere solo nel 1785 quando si reperirono i soldi necessari per la sua prosecuzione. Il completamento dei lavori si ebbe solo nel 1796 con la pavimentazione in mattoni dell’interno, mentre solo nel 1831 avvenne la pavimentazione del portico. L’ufficializzazione risale agli inizi del 1800, anche se soltanto nel 1819 ottenne dal papa Pio VII la dignità di Chiesa Collegiale. Secondo il progetto originale, sopra al portico dovevano trovare collocazione le statue dei Santi Pietro e Paolo, di Sant’Eutizio e di San Filippo Neri, una statua per colonna, ma evidentemente per carenza di mezzi si dovette variare il progetto. Le statue non furono più collocate al loro posto ed il timpano sopra la facciata fu ristretto per far posto ai due campanili laterali, non previsti nel disegno originario.
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Entrando nella Chiesa ci si trova dinanzi una grande navata, lunga metri 28,10 e larga metri 10,20, di stile basilicale romano con sei cappelle laterali profonde metri 2,095, tre per ogni lato comunicanti tra loro. L’abside o tribuna, profonda metri 8,40 e larga metri 6,80 ha nei due lati due coretti in alto leggermente sporgenti a modo di ambone. Il catino dell’abside è a cassettoni prospettici come quelli del Pantheon di Roma. Dietro l’altare, sulla parete, racchiusa in una grande cornice a stucco, vi è una buona tela raffigurante Gesù che, in presenza dei suoi Apostoli, consegna a San Pietro le chiavi della Podestà mentre gli dice: “tibi dado claves regni coelorum”, cioè “ti darò le chiavi del Regno dei cieli” (Mt. XVI, 19). L’altare maggiore, tutto di marmo, fu terminato nel 1857 dallo scalpellino romano, Gioacchino Pizzicheria, a spese della Confraternita del Sacramento, dell’Ospedale di S. Antonio e del Comune. Fu solennemente consacrato da Mons. Agostino Mattia Mengacci vescovo di Civita Castellana, il 24 maggio 1857. La balaustra tutta di travertino, fu fatta a cura di don Pietro Crescenzi nel 1830
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Il pavimento attuale, voluto dall’arciprete don Gaetano Lazzari nel suo venticinquesimo anniversario di sacerdozio, fu realizzato in mattonelle nel 1930. Le cappelle sono tutte dello stesso stile, all’unisono con quello della chiesa. Tutta la decorazione della volta, dell’abside e delle cappelle risale al 1910. La chiesa conserva al suo interno un pregevole organo a canne, ben conservato e perfettamente funzionante, di autore ignoto risalente ai secoli XVII - XVIII.
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È la prima chiesa della Cristianità eretta in onore di San Filippo Neri da Orazio Giustiniani prete dell’oratorio della congregazione fondata dal Santo. La chiesa è stata costruita nel 1636 appena pochi anni dopo la canonizzazione di S. Filippo. Particolarmente caratteristico è il campanile che sorge al fianco della chiesa, secondo alcuni esperti, lo si farebbe risalire all’epoca romanica e quindi ad epoca precedente a quella della costruzione della Chiesa, da una attenta osservazione tuttavia, è semplice notare come all’altezza della cella campanaria, quasi all’altezza del tetto esso fu successivamente adattato alla forma semicircolare, della chiesa. L’interno spicca per il suo caratteristico stile barocco, significativamente rappresentato dalla Cappella del Presbiterio che conserva la tela ad olio di S. Filippo Neri in abito talare in atteggiamento di preghiera davanti alla S. Vergine, essa è una delle copie più antiche di quella di Guido Reni che è presso la Chiesa Nuova di Roma, dove riposa il Corpo del Santo. Molto interessanti gli altari laterali: quello di sinistra con l’Immagine della Madonna delle Grazie dipinta su tela, di scuola romana risalente al 1700 e quella di destra raffigurante S. Antonio a cui appare Gesù Bambino e con la raffigurazione di S. Caterina di Alessandria risalente alla fine del 1600. Il soffitto è a capriate. Pregevolissimo all’ingresso della chiesa un gruppo marmoreo del secolo XI, adibito ad acquasantiera. La Chiesa è stata restaurata nel 2008. La nuova immagine di San Filippo sulla facciata della Chiesa è stata realizzata da Carosi Fabio e rappresenta il Santo in atteggiamento di protezione verso il paese di Carbognano.
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l’attuale cimitero. Nel 1900 sprofondò il tetto di copertura, sostituito molti anni dopo da una copertura temporanea; per lunghi anni è stata poi utilizzata come palestra. Solo agli inizi del 2006 è iniziato il completo recupero che ha riportato alla luce interessanti affreschi che ora sono in attesa di essere restaurati.
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Su un piccolo pianoro, sotto il palazzo Farnese, si adagia, appartata e schiva la chiesa di S. Anna, fra piccoli scoscesi dirupi, di fianco alla strada che collega Carbognano a Fabrica di Roma che corre lì sempre tortuosa e a saliscendi. Essa è stata costruita intorno al 1700, e la sua storia si intreccia con quella del nostro popolo e rappresenta la testimonianza dell’ardente e fervida fede che i carbognanesi hanno sempre avuto per S. Anna. L’Interno si presenta con una grande unica navata coperta da un maestoso tetto a capriate, ai lati sono collocate due cappelle con relativi altari sormontate da tele. Sull’altare maggiore, riccamente decorato, è collocata una tela raffigurante S. Anna, S. Giacchino e la piccola Maria. Le tele, non sono più quelle originali, trafugate negli anni ’70, ma sono state ridipinte a somiglianza di quelle. La chiesa, nel 2005 è stata oggetto di un massiccio intervento di restauro che ha riguardato la rifacitura totale del tetto e delle mura esterne.
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La Chiesa di struttura gotica risalente al IX secolo circa è poco distante dal centro di Carbognano ed è l’unica del posto ad essere costituita da tre navate con colonne di ordine toscano e capitelli medioevali. Nella navata di mezzo è eretto l’altare maggiore, dietro al quale si vede la tribuna a volta, nella quale in pittura fresca è dipinta l’immagine di Cristo, crocifisso tra gli apostoli Pietro e Paolo. Nella parte superiore del ripiego di questa volta è dipinto il SS. Salvatore. Fuori di questa tribuna nelle facciate laterali dal corno dell’Evangelo è dipinto a guazzo l’immagine della SS. Vergine Maria col SS. Bambino Gesù sulle braccia che tiene un cartiglio in mano col motto: “Ego sum via”.
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Questo affresco fatto nel 1524 è attribuito al pittore Francesco D’Antonio Zacchi detto il Balletta nato a Viterbo tra il 1420 e il 1480. Pitture dello stesso autore sono a Viterbo in S. Giovanni in Zoccoli e in S. Rosa nell’altare a sinistra. Anche il crocifisso e gli apostoli nell’abside sono del Balletta, rifatti però nel 1700. Nell’altro lato è dipinta l’immagine di Sant’Eutizio, pittura a fresco, che nella mano sinistra tiene un libro aperto con questa sentenza evangelica: “Estates misericordes, sicut pater vester misericors est” cioè “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”. Alla sinistra si vede un contadino che con una mano sostiene una verga e con l’altra preme l’aratro e due buoi tentano di uscire dal giogo. Questi buoi sono in attesa di ricevere un mazzo di spighe di grano che pende dalla destra del Santo. E’ antichissima tradizione in Carbognano che una tal figura rappresenti il miracolo del grano operato dal Santo.Si narra infatti che, passeggiando per la selva di Carbognano, Sant’Eutizio si imbatté in un contadino che batteva i suoi buoi inferociti dalla fame, presto rivolse una preghiera a Dio e dalla zolle spuntò il grano con il quale le bestie poterono saziarsi. Per tale ragione è stato eletto dal popolo, Santo Protettore del luogo e le spighe di grano sono state assunte quali simbolo emblematico del comune di Carbognano. Al tempo di Napoleone Bonaparte la chiesa fu venduta a mani straniere e per lungo tempo restò chiusa al culto cadendo in rovina, fu S.E. Vescovo della Diocesi mons. Mignanti che la fece restaurare per utilizzarla come cappella del suo seminario convitto. Incamerata insieme agli altri beni ecclesiastici nel ‘700 finì nelle mani di privati, fino ai nostri giorni, recentemente è stata oggetto di minuziosi restauri che le hanno ridonato il suo splendore originale.
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Questa Chiesa è dedicata a S. Donato vescovo, patrono di Arezzo, martirizzato nel VI secolo d. C. sotto l’imperatore Giuliano l’apostata. Essa risale ad epoca antichis-sima, anche se sembra falsa la notizia che sia stata edificata sulle rovine di un tempio pagano, dedicato al dio Giano. Tuttavia sarebbe certa la presenza in loco di questo tempio pagano. Infatti, come riferisce il Martinelli, nelle vicinanze erano presenti vestigia di antichissimi edifici e “tra gli altri nella possessione del Dottor Carlo Ulisse appariva un grosso muro longo palmi 80 con platea grossa e massiccia”. San Donato veniva festeggiato solennemente a Carbognano il giorno 7 agosto con “corsa di palij, lotta ed altre feste boscarecce”.
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L’interno si presenta come un’unica navata, dietro l’altare è presente un sedile in pietra semicircolare che testimonierebbe l’antichità della chiesa. Di notevole valore storico sono gli affreschi presenti all’interno, nonché di interessante fattura sembrano essere la bifora ed il rosone centrale.
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La piccola Chiesa di campagna, impiegata originariamente come luogo di culto per eremiti, è oggi inglobata all’interno del cimitero. In essa è custodito un prezioso affresco in cui è raffigurata la Madonna con Bambino, l’opera è stata eseguita dal pittore Antonio Massaro da Viterbo detto il Pastura, attivo tra il XV e XVI secolo, allievo del Perugino e del Pinturicchio che iniziò a lavorare nell’appartamento “Borgia” in Vaticano. L’affresco è stato restaurato nel 1825 con l’eccezione del viso, del collo e delle mani della Vergine che non sono stati toccati, addirittura la tradizione popolare vuole che il Volto della Vergine sia stato dipinto dagli angeli e non da mani d’uomo.
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All’interno della chiesa, costituita da una unica navata, trova collocazione una interessante acquasantiera di forma conica che risalirebbe al 1600 – 1700.
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E’ forse una delle più antiche chiese di Carbognano, essa sorge a fianco del castello e dà il nome alla piazzetta antistante. Di piccole dimensioni, l'interno dell'edificio si presenta con un’unica navata centrale, coperta da tetto a capriate; ha le caratteristiche della chiesa castrale, fu eretta nel IX secolo, probabilmente ad opera del feudatario che ebbe in feudo Carbognano. L’abside propone il momento supremo del martirio, quando alla piccola Lucia vengono cavati gli occhi dalle sue orbite. Il popolo carbognanese sembra essere stato da sempre devoto alla Santa, ciò sarebbe testimoniato oltre che dall’antica chiesa, anche da un confraternita che porta il Suo nome ed esistente da tempi remoti. Si pensi anche a come nell’ultima chiesa edificata, quella di San Pietro Apostolo, si sia voluto dedicare una cappella alla Vergine. Una tela infatti, raffigura l’istante successivo del martirio, con la Santa che tiene in una mano la palma dei martiri e dall’altra un calice con sopra i suoi occhi.
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Fuori dal centro abitato, sulla strada provinciale che conduce a Vallerano, appartato nel bel mezzo di una fitta vegetazione costituita da noccioleti e castagneti tipici del luogo, sorge il bel Convento dei Padri Passionisti dedicato alla Sacra Famiglia. Esso è formato da una costruzione che ha come facciata principale la chiesa stessa, costituita ad unica navata con cappelle laterali. Il retro della chiesa, ospita numerose stanze, un tempo adibite a celle dei frati, ed oggi all’accoglienza dei fedeli che si radunano per i ritiri spirituali. L’intero complesso che un tempo ospitava alcuni frati dell’ordine dei passionisti e che poi è rimasto chiuso per alcuni anni, è stato completamente ristrutturato e affidato ad un frate passionista che ne ha curato il suo rinvigorimento. Attualmente è meta di alcuni gruppi di fedeli che vi trascorrono alcuni giorni in ritiri spirituali ed incontri di preghiera, il tutto nell’incantevole scenario naturalistico che lo caratterizza e che certamente si concilia con la ricerca della spiritualità.
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La piccola chiesa, detta comunemente della Madonnella, consacrata al culto del Cuore Immacolato di Maria, fu fatta costruire nel 1839 dall’allora arciprete Don Flavio Toiani. Nel 1953 venne aperta una finestra nella parete principale per dar modo ai passanti di scorgere l’immagine del Cuore Immacolato di Maria, all’interno della chiesa. Il quattordici maggio 1955, la gioventù Italiana di azione Cattolica organizzò una manifestazione riportando trionfalmente l’immagine della Madonna pellegrina alla sua chiesetta della Scarpella. Il primo gennaio 1979 fu asportata da ignoti ladri la tela della Madonnella con sommo rammarico di quanti amano il nostro patrimonio artistico.
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